Project Description

La proposta persegue l’obiettivo dell’economia circolare che è quello di passare dal principio per cui si estrae, si produce, si consuma e si butta via ad un paradigma diverso, circolare appunto, che prevede l’estrazione, la produzione, l’uso e poi il riuso o il riciclo in un flusso continuo che fa bene all’ambiente, alla società e anche all’economia. L’economia circolare, dopo un paio d’anni di balletto normativo a livello Europeo è stata battezzata da Bruxelles che vorrebbe spingere gli Stati membri a superare l’economia lineare

Si tratta quindi di trovare un sito dove poter sviluppare questa idea, all’interno dovrebbero trovare collocazione le seguenti attività:

– Aule per lezioni teorico / pratiche impartite da docenti in quiescenza, associazioni, artigiani e liberi professionisti volontari ad una classe di discenti di età, sesso e provenienze diverse

– Laboratori per la riparazioni di beni di vario tipo, dalle sedie fino ai pc con i requisiti del caso

– Luoghi di scambio delle merci

– Magazzini

A Gorizia esistono vari stabili che potrebbero conformarsi a tali necessità, ricordiamo gli enormi spazi dell’ex ospedale civile attualmente proprietà della Regione FVG che potrebbe cedere il bene con la formula del “comodato gratuito”, l’ex scuola Pacassi che attualmente è per metà non utilizzata ecc.  Se il sito fosse localizzato in un’area vicina al confine si potrebbe realizzare un progetto transfrontaliero con le amministrazioni di Gorizia, Nova Gorica e Sempeter-Vrtojba che coinvolga anche il GECT.

In via Rastello si potrebbero creare degli spazi nei molti locali vuoti che facciano da vetrina a tale progetto sia con l’organizzazione di eventi che con la creazione di laboratori dimostrativi, in modo da avere anche nel centro città luoghi per lo sviluppo di queste idee, che facciano da vetrina all’iniziativa e allo stesso tempo diventino luoghi attrattivi.

Il Saper Fare si basa sul recupero di alcune preziose capacità pratiche andate perdute negli ultimi decenni, da quando la società occidentale ha abbracciato il modello di sviluppo consumistico, ad altissimo impatto sull’ambiente, basato sul frenetico consumo di prodotti usa e getta, concepiti per durare il meno possibile ed essere rapidamente sostituiti, trasformandosi così in rifiuti costosi da smaltire, gravati da imballaggi ingombranti e altamente inquinanti. Il Saper Fare è una sorta di rivoluzione culturale, che presenta una quantità incalcolabile di vantaggi: permette di recuperare capacità e utilità perdute, di accedere a beni primari limitando acquisti e spostamenti, di inquinare meno e risparmiare molto, e di sperimentare una nuova dimensione entro la quale rivalutare il tempo e la soddisfazione del lavoro ben fatto, da condividere in modo solidale. Zero imballaggi, meno trasporti, niente emissioni. 
Se migliaia, milioni di singoli adotteranno le pratiche del Saper Fare, inaugurando nuovi stili di vita basati sul recupero della capacità di auto-produzione di beni e quindi riducendo la produzione di emissioni e rifiuti, l’impatto di questa pratica diverrà in breve tempo molto significativo anche su scala globale. Recuperare alcune delle antiche capacità perdute e praticarle si rivelerà una sorpresa: il Saper Fare non è un’attività gravosa ma, al contrario, può essere vissuto con gioia e passione. Il Saper Fare libera l’individuo da molte delle sue dipendenze, regalandogli la consapevolezza di poter ridiventare autonomo, non più vincolato al supermercato, e anche creativo: le ricette del Saper Fare sono infinite, così come le sue vastissime applicazioni, sia nel campo dell’auto-produzione di beni che in quello delle riparazioni domestiche. Il coinvolgimento delle persone di esperienza già in quiescenza e delle associazioni che si rivolgono ai giovani ed attuano la condivisione della conoscenza è un aspetto molto importante per il futuro.

Nascono con l’obiettivo di recuperare oggetti in buone condizioni ma destinati alla discarica e fornirli gratuitamente a nuovi utilizzatori. Sono i Centri di Riuso, strutture attrezzate che stanno lentamente contagiando la cultura italiana del risparmio. Vere e proprie perle dell’economia circolare, i centri di riuso hanno trovato la loro patria nel Friuli Venezia Giulia, prima regione in Italia a finanziare attivamente questo tipo di realtà. E l’ultimo incentivo a questa buona pratica arriva proprio in questi giorni con la decisione da parte della Giunta regionale di sostenere la realizzazione di nuove strutture nei comuni di Gemona, Campoformido, Gonars, Casarsa della Delizia e Romans d’Isonzo. A loro andranno 938mila euro di finanziamento così come previsto dal Programma regionale di prevenzione della produzione dei rifiuti, approvato dalla Giunta a febbraio 2016.L’associazione Legambiente ha ribadito la necessità di una strategia regionale nella distribuzione dei centri di riuso dei beni, privilegiando il riuso di capannoni dismessi al posto di nuove costruzioni, e inoltre alla luce dell’esperienza del circolo di Gemona col suo Centro di Riuso “Mai Strassa”, ha avanzato delle proposte di revisione del regolamento regionale. Ha ribadito la necessità che la regione si doti di una legge regionale sull’economia regionale e istituisca un tavolo apposito, su questo tema strategico, con tutti i portatori di interesse.

Fabio Curci, Valter Cidin